Consip, Renzi: "Se hanno manomesso prove per incastrare me o la mia famiglia, è eversione. E ne risponderanno nelle sedi istituzionali" *
MARINA DI PIETRASANTA - "La procura di Roma sospetta che, nell'ambito dell'inchiesta Consip, ci sia stata una manomissione di atti da parte di pezzi delle istituzioni, pezzi dei carabinieri - alla cui Arma va la mia totale fiducia - e pezzi di intelligence. Se così stanno le cose, questa si chiama eversione. E questo qualcuno - lo dico con molta calma e nessuna allusione - dovrà pagare nelle sedi istituzionali. Io, noi, la mia famiglia sappiamo aspettare". La pineta del caffè della Versiliana è gremita, posti a sedere e posti in piedi, pubblico attento nonostante il sole ancora alto. Domenica pomeriggio, sul palco il direttore de La Stampa Maurizio Molinari intervista il segretario del Pd Matteo Renzi. L'occasione è "Avanti", il libro sui mille giorni di Renzi premier, un po' retroscena, un po' programma di una campagna elettorale già iniziata. L'ex premier misura le parole, le centellina, sa che sono pesanti come pietre e vanno maneggiate con cura. Molinari si tiene la domanda sul caso Consip dopo aver parlato di tasse, lavoro, disuguaglianze, immigrazione, Libia, Macron e politica estera, decreto vaccini, per cui Renzi strappa applausi bipartisan da parte di un pubblico severo e non disposto a battere mani per inerzia.
Il Fatto quotidiano ieri ha pubblicato due pagine di intercettazioni tra Renzi padre e figlio, carte depositate al processo Romeo (ottobre, per corruzione), irrilevanti dal punto di vista penale, in cui Matteo rimprovera il padre per la qualità delle persone di cui si circonda ("babbo, hai amici da vomito") e la cui unica rilevanza - secondo Il Fatto - è che i due si rammaricano di non poter usare WhatsApp, l'unico modo sicuro per comunicare e non essere intercettati. Il giornalista si chiede come mai non sia stato sequestrato il cellulare a Tiziano Renzi ( solo così sarebbe possibile venire a conoscenza delle chat su WhatsApp) come invece accaduto al pm Woodcock, alla di lui compagna Federica Sciarelli, al capitano Scafarto e al colonnello Sessa, rispettivamente ufficiale del Noe responsabile delle indagini Consip e numero 2 dello stesso Noe. Entrambi sono indagati per rilevazione di segreto e depistaggio.
La domanda arriva quasi a metà intervista, come stanno vivendo Renzi e famiglia i continui sviluppi dell'inchiesta? L'ex premier prende fiato e tempo per trovare le parole. La prende larga. "Per mesi mio padre (indagato per concorso in traffico di influenze, ndr) è stato pedinato da una procura che ha deciso di piazzare, tra le altre cose, cimici negli olivi del giardino di casa. Allora, io non so - dal punto di vista umano - cosa accadrà se e quando dovesse accadere che la posizione di mio padre dovesse finire archiviata. Vedremo, non abbiamo fretta, aspettiamo i tempi dei processi...". Pausa, nel pubblico si sente solo il fruscio dei ventagli. "Ma il punto è un altro - riprende il filo Renzi - il punto è che la procura sospetta che pezzi delle istituzioni, alcuni carabinieri del Noe, alcuni agenti della nostra intelligence, abbiano volutamente manomesso gli atti di indagine dell'inchiesta Consip per colpire il presidente del consiglio. Allora, se questo è vero, si chiama eversione. E questo qualcuno dovrà pagare". Anche perché, "hanno lasciato più tracce di Pollicino..". E comunque, conclude il segretario del Pd, "non credano di fermarmi con questi mezzi, io vado avanti". E qui Renzi strappa applausi a una platea decisamente bipartisan.
Dunque, il sospetto dell'eversione da parte di pezzi del Noe e di pezzi dell'intelligence. Per capire meglio a cosa si riferisce Renzi, conviene andare in Senato dove agli inizi di luglio il capogruppo Luigi Zanda (Pd) con i presidenti delle Commissioni Difesa e Affari costituzionali, ha presentato un'interrogazione parlamentare urgente in cui chiede al ministro dell'Interno, della Giustizia e della Difesa "quali misure siano state prese nei confronti di ufficiali di polizia giudiziaria che si sarebbero mossi in direzioni non compatibili con il nostro ordinamento democratico e col buon funzionamento di uno stato di diritto".
Il ministero della giustizia ha già risposto sulla base di una relazione fornita dalla procura di Roma. Che rimette in fila le azioni in odore di eversione: il capitano Scafarto ha trascritto male alcune intercettazioni con l'obiettivo di compromettere la posizione di Tiziano Renzi ("bisogna trovare quella frase che mi serve per arrestare Tiziano"); con il colonnello Sessa, suo superiore, ha ipotizzato di intercettare il generale Del Sette, comandante dell'arma dei carabinieri; ha scritto cose false nell'informativa finale dell'indagine Consip, ad esempio che gli investigatori del Noe erano seguiti durante le indagini da persone legate ai servizi segreti dell'Aisi; sempre Scafarto ha inviato relazioni e informative riservate dell'indagine Consip "a tre colleghi dell'Aise (l'altra agenzia di intelligence, ndr) con la raccomandazione di mettere gli atti a disposizione del Capo".
Non è ancora appurato chi sia "il Capo". Di certo il capitano Scafarto si ritiene uno degli allievi prediletti del colonnello Sergio De Caprio, il mitico capitano Ultimo che arrestò Totò Riina e che fino ad un anno fa ha guidato il Noe. Con la particolarità di aver in pratica fatto del Noe il nucleo di polizia giudiziaria "privato" a disposizione del pm Henry John Woodcock.
Quando la relazione della procura di Roma, firmata dal procuratore Pignatone, è arrivata in via Arenula, al ministero della Giustizia, e a palazzo Chigi visto che si parlava anche di servizi segreti, nel giro di 48 ore De Caprio e altri venti agenti dell'Aise (tutti provenienti dal Noe, tra cui i tre che ricevevano e smistavano le mail di Scafarto) hanno lasciato l'agenzia e "sono stati restituiti all'Arma". Non era mai accaduto.
Cacciati o dimissioni in blocco? Qui le versioni divergono. Fonti del Dis, l'ufficio che coordina i nostri 007, spiegano a Tiscali.it che "a carico di De Caprio e altri è stato aperto un procedimento per interruzione del rapporto di fiducia". Sono vietati i rapporti tra 007 e polizia giudiziaria. Figurarsi scambiare atti riservati. L'inevitabile passaggio successivo all'apertura del procedimento sarebbe stata "la restituzione all'arma". Ecco che allora De Caprio +20, lasciando in blocco l'agenzia il 20 luglio, hanno solo anticipato una decisione inevitabile e molto sgradevole.
Ipotizzare l'eversione sarebbe un atto molto pesante. Di certo il quadro degli indizi , se messi tutti in fila come suggerisce Renzi-Pollicino, parla di eversione.
*Questo articolo è stato pubblicato su Tiscali.it domenica 30 luglio
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