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LIVORNO, IL SINDACO 5STELLE ACCUSA: "LA REGIONE HA SOTTOVALUTATO IL PERICOLO". MA LUI NON HA AVVISATO I SUOI CONCITTADINI I tre rii di Livorno, Ugione, Maggiore e Ardenza, la causa della tragedia. La prima decisione? La loro pulitura *

Non ci aspettavamo questa situazione perché l'allarme dato dalla Protezione civile era arancione e non rosso. Invece ci siamo svegliati con morti e dispersi. Tutto questo si poteva evitare se ci fosse stata prevenzione".   Alle 10 di mattina  di una domenica nera e funesta per Livorno, il sindaco Filippo Nogarin ritiene necessario fare polemica. E attaccare Protezione civile e Regione di non aver saputo allertate. E quindi, lui, il sindaco, si ritrova in quell'inferno, fino a dire che "serve lo stato di allerta ai massimi livelli perché l'emergenza non è più locale ma nazionale". Ci sarebbe da parlare di fiumi, come il Rio Ardenza, "che ha sfondato porte blindate", come raccontano I testimoni. Di 25 centimetri d'acqua scaricati su Livorno  tra le 2 e le 4  della notte tra sabato e domenica, la quantità di un anno. Del nonno che si è tuffato nel salotto dove galleggiavano mobili per salvare la famiglia del figlio ma è riuscito a mettere in salvo
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LE POLIZZE DELLE STUDENTESSE AMERICANE? NORMALE PRASSI DELLE UNIVERSITÀ USA A TUTELA DEI PROPRI OSPITI sono generiche, dalle risse agli scippi per coprire spese legali e sanitarie. Gli stituti le comprendono nelle iscrizioni. L'avvocato: "La mia assistita non sa di avere un'assicurazione" *

Sulla violenza subita della due studentesse americane a Firenze da due carabinieri - questa è la denuncia - si sta consumando un triste equivoco.  Alcuni articoli di stampa, nei resoconti della vicenda, danno conto dell'esistenza di una polizza antistupro sottoscritta dalle studentesse americane che trascorrono un semestre di studi a Firenze come in altre città italiane europee.  Si tratta di una notizia vera veicolata però in modo strumentale. Per non dire subdolo. E strumentali e subdoli possono essere gli effetti: accampare un alibi a quanto potrebbe essere successo.  Parole chiare arrivano a metà pomeriggio da Gabriele Zanobini, avvocato di una delle due vittime rispetto alle quali, va ricordato, sono state trovate tracce di rapporti sessuali e di violenza. "Nessuna delle due ragazze americane - spiega il legale - ha stipulato una polizza anti stupro. Le ragazze hanno soltanto una generica assicurazione che di prassi le università americane stipulano per i loro studenti ch

Da “er moviola” al 49 per cento di gradimento: tutti gli indizi che portano a un Gentiloni bis Il premier che doveva durare tre mesi ha invece raggiunto quasi la maggioranza di consensi. E nel 2018, senza una solida maggioranza, potrebbe essere lui l’uomo che, come dice Padoan, “porta avanti le riforme e non spreca la finestra di opportunità che si è aperta per il Paese” *

Da “er moviola” al 49 per cento. Da “un galleggiante che non disturba” (cit. Marco Travaglio), al premier più amato di questa legislatura (tranne la parentesi di Renzi nel 2014). Come cambiano le situazioni. E se poi Paolo Gentiloni si rivelasse essere l’identikit del premier che verrà? La rilevazione Demos pubblicata ieri da Repubblica forniva una doppia lettura: Gentiloni porta il suo personale gradimento al 49 per cento, quattro punti percentuali in più rispetto a giugno, segue Emma Bonino al 43%, Di Maio e Salvini al 37%, Giorgia Meloni e Matteo Renzi al 35%, Bersani e Berlusconi al 30. Prima di loro (al 32%) Marco Minniti, anche lui mai rilevato prima. Poi però, se la domanda riguarda la leadership di eventuali coalizioni, nel centrosinistra Renzi è al 41 e Gentiloni al 10; nel centrodestra Salvini al 35 e Berlusconi (non candidabile) al 26. Nei 5 Stelle Luigi Di Maio stacca tutti di enne lunghezze (59%) visto che Gillo e Di Battista sono al 12. Ma le vecchie coalizioni sono al mo

RONDE, MARCE, MANIFESTI MA ANCHE ASSISTENZA AI POVERI: COSI' AVANZANO E CRESCONO I GRUPPI DI ESTREMA DESTRA La mappa aggiornata delle sigle, dei laeder e delle azioni sempre più spesso in bilico tra lecito e illecito. Vogliono marciare su Roma il 28 ottobre, come Mussolini nel 1922. Comune e questura dicono no. Ma loro insistono

Le destre non potranno marciare su Roma il 28 ottobre  – circa un secolo  dopo la sciagurata marcia di Mussolini  -  al grido “Roma ai romani” e “l’Italia agli italiani”.  Sottotitolo,  “no allo  ius  soli”. Ha detto no la sindaca Virginia Raggi, la appoggia senza sbavature il vertice del Movimento 5 Stelle, il Viminale, e la questura, non si sono ancora pronunciat i  ma la risposta è già nota.  Camuffata da un perverso senso di patriottismo – il manifesto di convocazione su  Facebook  porta il titolo  “La marcia dei patrioti” -  quell’appuntamento contiene in sé i germi del razzismo e del fascismo ed è, quindi, un’apologia vietata dalla legge. Ma nulla va sottovalutato in quello che si sta muovendo nell’area delle destre estreme, in Italia e all’stero. Guai ignorare. Peggio ancora snobbare.  Doveroso invece andare a leggere tra le righe di quello che si sta organizzando in quell’area della società dove alcune parole come welfare, patria, xenofobia e  identità  sono diventate bussole d

"Ora centomila migranti devono lasciare l' Italia. Multe salate per chi non collabora". Roberto Zaccaria, presidente del Comitato Rifugiati, commenta la sentenza della Corte di Giustizia Europea. "Ora possiamo cambiare Dublino" *

Una sentenza “molto positiva” perché obbliga gli stati dell’unione a “farsi carico del ricollocamento dei rifugiati” e perché “ribadisce uno dei principi vincolanti dell’Unione: la solidarietà”. Il professore Roberto Zaccaria, ex parlamentare Pd, docente di diritto costituzionale e ora presidente del CIR (Comitato italiano per i rifugiati) legge con rigore e attenzione il dispositivo con cui la Corte di giustizia europea questa mattina ha bocciato e respinto integralmente i ricorsi di Slovacchia e Ungheria, a cui si  so no aggiunti quelli di P olonia e Repubblica Ceca, che avevano detto no alle cosiddette “ rilocation ”,  il meccanismo di distribuzione nei paesi europei di rifugiati e richiedenti asilo sbarcati in Italia e Grecia non come destinazioni finali ma perché primi porti utili dove mettersi in salvo in fuga da guerre, persecuzioni, carestie. Il meccanismo era stato approvato dalla Commissione europea nel 2105 a fronte  di flussi  migratori eccezionali, doveva durare due anni e

Psicodramma a sinistra, Bersani e Pisapia non trovano la quadra. E il Pd tira un sospiro di sollievo, grazie a Crocetta*

E dire che una volta, poco tempo fa, si sono chiamati "Insieme".  Giuliano Pisapia e Pierluigi Bersani, e poi D Alema e altri leader, da Laura Boldrini ad Arturo Scotto in quel "perimetro largo" del centrosinistra che avrebbe dovuto comprendere anche Prodi e Letta e molto altro. Tutti coloro che hanno in odio Matteo Renzi, sostanzialmente. C'è chi accarezzava, in quei giorni, percentuali del 15 per cento. Era il primo dil luglio, in piazza Ss.Apostoli ci fu la festa di fidanzamento con tanto di palloncini arancioni e bandiere rosse con la scritta Art. 1.  È durata pochissimo. Le incomprensioni sono iniziate subito. Quel primo luglio, ad esempio, c'erano "troppe bandiere rosse" osservò Pisapia. E troppo odio contro Renzi, che non è mai stato il suo esclusivo obiettivo. Da quel comizio fondativo in realtà, invece che un percorso insieme, è iniziata una diaspora con tre passaggi via via sempre più stretti: l'irritazione per l'abbraccio tra Bos

Il "ricatto" di Crocetta, il ticket di Alfano e il piano di Mdp: caos a sinsitra :glioni Il governtaore chiede quattro posti sicuri in Parlamento per uscire in silenzio. Alfano ha guai in casa, molti non vogliono l'alleanza con il Pd. e allora tanto vale chiedere le primarie. per prendere tempo. che è quasi scaduto

Il governatore Crocetta cala sul tavolo il suo “ricatto” politico: quattro posti sicuri in Parlamento in cambio del mettersi fuori dalle regionali siciliane senza fare guerre. I quattro posti a Roma sarebbero per lui medesimo, il suo stratega Giuseppe Lumia, Franco Antoci e un altro fedelissimo.    Annusata l’aria in casa propria e nel Pd, anche Angelino Alfano del cui consenso popolare in Sicilia in realtà non ci sono certezze, alza il dito e la posta: alleanza larga con il Pd, secondo lo schema Orlando (Leoluca) a patto che alla guida della Sicilia ci sia il ticket Fabrizio Micari presidente e Giovanni La Via vice.   E siccome la caccia al Pd - perché il suo sfinimento è la posta in gioco in Sicilia - è solo cominciata, tutti insieme, Crocetta, Alfano ma anche piddini come Michele Emiliano e Rosaria Capacchione, chiedono le primarie di coalizione. Per decidere chi e cosa. Ci sarebbe una sola data utile: il 17 settembre.   In quella giostra siciliana che sono le regionali del 5 novemb